scheda completa

La dichiarazione di guerra

Piazza del Littorio

L’Italia entra in guerra il 10 giugno 1940: è una nazione relativamente giovane, è un regno diventato impero ed è ormai una dittatura.

Si ricordi almeno che la XXVII legislatura, aperta il 24 maggio 1924, porta a una trasformazione dello stato liberale in regime dittatoriale: tale trasformazione non è immediata e si produce al ritmo di quelle leggi che vanno sotto il nome di “leggi fascistissime”. Impossibile riassumerle qui tutte, ma importante citarne almeno alcune fondamentali. La legge del 24 dicembre 1925 sul capo del governo ha abolito il sistema parlamentare e quella del 9 dicembre 1928 sul Gran Consiglio definisce il sistema dello Stato-partito, che la riforma elettorale sancisce definitivamente attraverso l’istituzione della lista unica. Da quel momento l’Italia esce dal sistema costituzionale.

Nel 1940, l’intervento in guerra dell’Italia giunge dopo mesi di oscillazioni e titubanze: a Mussolini e ai vertici delle Forze armate era chiaro che l’Italia non poteva affrontare una “guerra lunga”. Si tratta dell’implicita ammissione del fallimento della politica di potenza del regime: nei fatti l’Italia era una potenza media, non in grado di affrontare il conflitto in modo autonomo. D’altro canto, il regime fascista non poteva rimanere neutrale senza rinunciare ad avere un ruolo nella politica europea.

 

L’Italia fu buttata nella guerra perché la dittatura fascista potesse continuare, il fallimento mussoliniano della politica di potenza non poteva essere ammesso, restava la speranza di cogliere qualche briciola con la ‘guerra parallela’ (l’espressione è di Mussolini). 

(G. Rochat)

 

Il divario fra gli obiettivi imperialistici e grandiosi di Mussolini e la relativa impreparazione delle Forze armate è il primo e più importante problema della guerra fascista, a cui si aggiunge la mancanza di una strategia complessiva e di un comando militare unico in grado di far sentire il peso della propria autorità nei confronti del duce, che riassumeva in sétutti i poteri e che, con il Patto d’acciaio (22 maggio 1939), aveva accettato per l’Italia un ruolo subalterno alla Germania hitleriana e via via una dipendenza sempre maggiore dopo le sconfitte del 1940-1941.

Nella scia delle vittorie tedesche l’Italia entra in guerra al fianco del Terzo Reich e il 10 giugno con il discorso tenuto da Palazzo Venezia a Roma Mussolini dichiara guerra a Gran Bretagna e Francia:

Combattenti di terra, di mare, e dell’aria! Camicie Nere della Rivoluzione e delle Legioni, uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno di Albania. Ascoltate! Un’ora segnata dal destino batte nel cielo della nostra patria. L’ora delle decisioni irrevocabili. La dichiarazione di guerra è già stata consegnata agli ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia […] La parola d’ordine è una sola, categorica e impegnativa per tutti. Essa già trasvola ed accende i cuori dalle Alpi all’Oceano Indiano: vincere! E vinceremo, per dare finalmente un lungo periodo di pace con la giustizia all’Italia, all’Europa, al mondo. 

(B. Mussolini)

 

Il discorso è trasmesso via radio in molte città d’Italia; a Bergamo da Casa Littoria.

Piazza del Littorio
10 giugno 1940, le bergamasche e i bergamaschi ascoltano la dichiarazione di guerra in Piazza del Littorio
Prima pagina del “Corriere della Sera”, 11 giugno 1940
Prima pagina del “Corriere della Sera”, 11 giugno 1940
Frontespizio dello spartito musicale della canzone “Vincere”
Frontespizio dello spartito musicale della canzone “Vincere”