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Lontano da casa 2

Aldo Battaggion

A San Giorgio i tedeschi vanno organizzando uno dei campi di raccolta dove far confluire i militari italiani catturati nelle caserme da trasferire in Germania. Qui arriva il 10 settembre 1943 Aldo Battaggion.

Era in servizio all’aeroporto di Reggio Emilia: arruolato nel 1942 dopo aver frequentato la scuola di aeronautica di Puntisella (Pola), Aldo aveva iniziato la sua guerra come allievo ufficiale pilota ed era orgoglioso della sua qualifica e capace nel volo sui caccia.

Aldo è nato a Bergamo in una famiglia molto unita e di idee liberali: è il più giovane dei fratelli  (  (due morti piccoli, i due gemelli Gino e Giulio e Lia).  Il padre Enrico con la moglie Maria, entrambi originari del Veneto, si era trasferito a Bergamo e, rilevati alcuni capannoni, aveva avviato il proprio percorso di industriale diventando proprietario di un’industria produttrice di macchine utensili. Fedele all’Italia uscita dal Risorgimento, non aveva mai preso la tessera fascista ed aveva educato i suoi figli lontano dalla retorica del Regime.

Aldo aveva trovato nello sport il modo per convivere con la dittatura fascista di cui non accettava l’indottrinamento (più di una volta Aldo sarà richiamato per l’assenza alle sfilate del sabato dei giovani fascisti), come se nella pratica sportiva, attraverso il corpo, riuscisse a ritrovare un rapporto di verità con gli altri, con i suoi compagni o i suoi avversari. Sportivo eclettico, Aldo si lascia inquadrare nei gruppi giovanili fascisti per seguire la sua passione, il rugby che pratica prima a Bergamo, nei ranghi della GIL, e poi a Milano, nel centro sportivo universitario.  

Già dai primi di agosto all’aeroporto di Reggio Emilia erano giunti rinforzi di truppe tedesche ed era stato per loro facile l’8 settembre, nella sorpresa generale, occuparlo e trarre in arresto i militari. 

Nel campo di San Giorgio, Aldo non riesce a smettere di pensare “alle possibilità di evasione, di ribellione che potrebbero farci tornare in libertà.”: è proprio come “un fuoco che brucia, un bisogno di azione indescrivibile più forte di quello che mi riempiva prima di ogni partita di rugby”. Dopo dieci giorni è trasferito in un altro campo di Mantova, Gradara. Qui riesce ad uscire per l’intervento del padre e il 22 settembre è di nuovo a Bergamo. Vi resta poco: solo qualche giorno dopo è a Zambla Alta dove, al fianco del cognato Cesare Bonino, si impegna nella banda che andava lì costituendosi su indicazioni di Poldo Gasparotto.

Aldo tiene i contatti con le file di Giustizia e Libertà a Bergamo e Milano e organizza il recupero e il trasporto di armi, viveri e vestiario, trovando nella sorella Lia un aiuto prezioso. Sono azioni indispensabili per creare la banda, per inventarsi dal nulla la Resistenza, prendendosi cura degli uomini e tessendo la rete dei collegamenti. E’ così che Aldo si trova spesso al fianco di Pasqualino Carrara, come lui animato da spirito di iniziativa e come lui sportivo, ma con la passione per il calcio. Pasqualino aveva però rinunciato a giocare, anche se giocava bene, perché gli avrebbero imposto la tessera del fascismo. Insieme Aldo e Pasqualino interpretano fino in fondo quella capacità di fare squadra per escogitare l’azione che serve, per compiere anche gesti spericolati, ma che mai mettono in pericolo i compagni.

È arrestato il 15 gennaio insieme al gruppo di comunisti guidati da Dante Paci al roccolo Gasparotto: qui Aldo era giunto la notte del 14 per avvertire i compagni di un imminente rastrellamento fascista e con loro era rimasto per organizzare la difesa. Dopo due ore di combattimento Aldo e il gruppo Paci sono fatti prigionieri, trasferiti a Bergamo, a Casa Littoria, dove subiscono pesanti interrogatori. Sono poi trasferiti all’ex-carcere di Sant’Agata dove, nella cella di sorveglianza, Aldo saluta per l’ultima volta Dante il 20 luglio, la notte prima della sua fucilazione.

Trasferito a San Vittore, è trasferito a Bolzano e quindi deportato a Dachau il 9 ottobre 1944. Rientra il 13 luglio 1945: riprende la sua vita di lavoro, ritorna al suo sport (nel 1950 fonda la Rugby Bergamo), si trasferisce a Milano e si sposa con Iginia Gandini con cui ha due figlie. 

Aldo Battaggion
Aldo Battaggion
Il roccolo di Leopoldo Gasparotto a Zambla prima e dopo il rastrellamento del 15 gennaio 1944
Il roccolo di Leopoldo Gasparotto a Zambla prima e dopo il rastrellamento del 15 gennaio 1944
Aldo Battaggion giocatore di rubgy
Aldo Battaggion giocatore di rubgy
Aldo Battaggion
Lettura di estratti da una memoria dattiloscritta di Aldo Battaggion elaborata nel dopoguerra e gentilmente consegnataci dalla famiglia