Occupata dai tedeschi al loro ingresso a Bergamo, la caserma che era stata del 78° Reggimento Fanteria è individuata come possibile campo di transito dall’Italia. La scelta cade poi su Fossoli, ma dall’inizio di marzo all’aprile 1944 funziona effettivamente come campo di transito per 835 prigionieri (tra cui 19 donne) da deportare in Germania. La maggioranza dei prigionieri sono arrestati durante gli scioperi del marzo 1944. Partono con due treni dalla stazione cittadina, il 17 marzo e il 5 aprile, con destinazione Mauthausen, da dove le donne sono poi trasferite a Birkenau.
Nella loro permanenza a Bergamo gli arrestati sono tenuti nelle camerate al primo piano della caserma che danno su vicolo San Giovanni. In quel vicolo giungono, soli o a gruppi, i loro congiunti (soprattutto donne), con la speranza di riuscire a mettersi in contatto con loro e conoscere il loro destino. Da quei finestroni infatti i prigionieri lanciano bigliettini, frasi di congedo e di affetto, che spesso raccolti dai passanti vengono spediti e inviati alle famiglie.
Il 17 marzo, gli uomini e le donne destinati alla partenza sono incolonnati per raggiungere a piedi la stazione: alcuni passanti portano loro sostegno, altri li scherniscono. Il 5 aprile le autorità tedesche decidono di trasferire alla stazione i detenuti con una corriera per evitare disordini.
Al momento non sappiamo la data precisa della sostituzione del nome della caserma e lo smantellamento dell’insegna “CASERMA UMBERTO I” sul frontone dell’ingresso. È noto invece che il 78° Fanteria, acquartierato nella caserma dal 1921, è inviato in Francia l’11 settembre 1942; il 12 settembre 1943 il battaglione, rientrato in patria nei pressi di Roma, ha uno scontro con i tedeschi a Cerveteri; il 13 settembre una decisione congiunta del comando militare di Roma e delle autorità tedesche lo scioglie d’autorità.
Occupata dai tedeschi al loro ingresso a Bergamo, la caserma che era stata del 78° Reggimento Fanteria è individuata come possibile campo di transito dall’Italia. La scelta cade poi su Fossoli, ma dall’inizio di marzo all’aprile 1944 funziona effettivamente come campo di transito per 835 prigionieri (tra cui 19 donne) da deportare in Germania. La maggioranza dei prigionieri sono arrestati durante gli scioperi del marzo 1944. Partono con due treni dalla stazione cittadina, il 17 marzo e il 5 aprile, con destinazione Mauthausen, da dove le donne sono poi trasferite a Birkenau.
Nella loro permanenza a Bergamo gli arrestati sono tenuti nelle camerate al primo piano della caserma che danno su vicolo San Giovanni. In quel vicolo giungono, soli o a gruppi, i loro congiunti (soprattutto donne), con la speranza di riuscire a mettersi in contatto con loro e conoscere il loro destino. Da quei finestroni infatti i prigionieri lanciano bigliettini, frasi di congedo e di affetto, che spesso raccolti dai passanti vengono spediti e inviati alle famiglie.
Il 17 marzo, gli uomini e le donne destinati alla partenza sono incolonnati per raggiungere a piedi la stazione: alcuni passanti portano loro sostegno, altri li scherniscono. Il 5 aprile le autorità tedesche decidono di trasferire alla stazione i detenuti con una corriera per evitare disordini.
Al momento non sappiamo la data precisa della sostituzione del nome della caserma e lo smantellamento dell’insegna “CASERMA UMBERTO I” sul frontone dell’ingresso. È noto invece che il 78° Fanteria, acquartierato nella caserma dal 1921, è inviato in Francia l’11 settembre 1942; il 12 settembre 1943 il battaglione, rientrato in patria nei pressi di Roma, ha uno scontro con i tedeschi a Cerveteri; il 13 settembre una decisione congiunta del comando militare di Roma e delle autorità tedesche lo scioglie d’autorità.
Non sappiamo a che corpo appartengano i militari tedeschi che gestiscono la caserma. Sappiamo però che dal 23 gennaio 1944 l’SS Willi Tensfeld è nominato da Karl Wolff capo della polizia per l’Italia nord-occidentale, vale a dire per la Lombardia, il Piemonte e la Liguria. La sua sede è a Monza che diventa centro di coordinamento delle azioni antipartigiane nel nord ovest. La sua giurisdizione si esercita sui vari comandi periferici tra cui quello di Bergamo, la cui sede è posta in viale Vittorio Emanuele 26. Dall’altra parte, non va dimenticato che dal dicembre 1943 era giunto in Italia l’Einsatzkommando Bürger, dal nome del suo comandante, colonnello Karl Heinz Bürger: si trattava di un’unità di polizia militare delle SS, che era stata impegnata in azioni di repressione partigiana in Ucraina e Polonia. Il quartier generale di Bürger era stato posto a Varese, ma due compagnie erano di stanza a Lecco e a Bergamo, non sappiamo se alla Caserma Umberto I. È noto però che Bürger e i suoi uomini, al loro arrivo, dipendevano direttamente dall’SS Willi Tensfeld fino a quando nell’aprile 1944 Bürger diventa l’omologo di Tensfeld per l’Italia centrale e l’unità viene trasferita tra l’Umbria e la Toscana. Ed è altrettanto certo che nel marzo 1944 l’unità operò in funzione antipartigiana in Piemonte, nel Cuneese, in Val Maira. Se è sicuro che dal marzo all’aprile la caserma ha funzionato come campo di transito, il documento NO 316, utilizzato dal Tribunale di Norimberga e citato da Bruno Mantelli, lascia lo spazio per avanzare l’ipotesi che la caserma sia stata scelta dai tedeschi come possibile luogo dove collocare definitivamente il campo di raccolta e di transito dall’ Italia, scelta che poi cadde sul campo di Fossoli, passato sotto l’autorità nazista proprio dal febbraio 1944.
La grande sete che avevamo, video di Agnese Vigorelli