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Il carcere tedesco al Matris Domini

Il convento del Matris Domini

Il monastero così chiamato ha origini antiche, visto che lì già nel 1273 era presente una piccola comunità di suore che seguivano la regola di San Domenico di Guzman. 

Il 17 marzo 1944 un impiegato del comune, accompagnato da un sottoufficiale tedesco, si presenta al vescovo per chiedere la requisizione del monastero Matris Domini. Il vescovo temporeggia e propone un sopralluogo: il 18 marzo le suore fanno sapere al vescovo che i tedeschi trovano il monastero “adatto, comodo, bello”.

Il 19 marzo 1944,la richiesta si ufficializza e  il comando tedesco ordina che entro il 25 i locali siano messi a disposizione. L’ordine di sgombero è successivamente commutato in una parziale occupazione, che riguarda gli edifici della clausura, perché già suddivisi in celle, e la parte dell’ingresso su via Locatelli. Le suore vengono relegate nella parte rimanente dell’edificio, che ospitava il noviziato. 

Dopo alcuni lavori murari, ai primi di maggio entra in funzione il carcere per detenuti in attesa di giudizio presso il Tribunale militare germanico e iniziano i trasferimenti dal carcere di Sant’Agata.

Del trasferimento che si effettua a piedi il 10 maggio abbiamo diversi testimoni e possiamo sia ricostruire quell’episodio con le parole di un prigioniero che attraversa ammanettato la città: “alle 16 i tedeschi della Feldgendarmerie sono venuti a prenderci […] abbiamo fatto la strada a piedi da Sant’Agata a Matris Domini facendo il giro delle mura fra lo sguardo un po’ curioso e credo un po’ compassionevole dei passanti. Nonostante l’umiliazione delle catene, quanto bene mi ha fatto questa passeggiata sotto gli ippocastani tutti in fiore.” ricorda Ettore Tulli. Ma anche possiamo contare su uno sguardo esterno, quello di una cittadina che assiste alla scena: “Entrano nelle carceri nuove di Matris Domini. […] Li abbiamo visti passare legati, li abbiamo seguiti con gli occhi pieni di lagrime e sono scomparsi. Il tedesco gridava e ci teneva lontani.” appunta sul suo diario Mary Leidi Tadini.

Proprio la casa di Mary e Piero Leidi, situata sul viale che sale verso la città alta, gode di una vista che permetterà di comunicare con i prigionieri, come ricorda Franco Maj che proprio con l’alfabeto Morse comunicò più volte con i Leidi.

Se numerosi antifascisti bergamaschi passano da questo carcere, da Ettore Tulli a don Vismara, a Bruno Quarti, lì rinchiuso dallo stesso Langer, nei giorni immediatamente precedenti la Liberazione, non dimentichiamo che il carcere ha funzionato anche per militari dell’esercito tedesco condannati per diserzione, come ricordano alcuni disegni lasciati a don Vismara da un soldato tedesco.

Il convento del Matris Domini
Il convento del Matris Domini
Memoria di Ettore Tulli
Memoria di Ettore Tulli
Disegno lasciati in ricordo a don Vismara da Gherard Lubnau, soldato tedesco suo compagno di cella al Matris Domini
Disegno lasciati in ricordo a don Vismara da Gherard Lubnau, soldato tedesco suo compagno di cella al Matris Domini