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La sede del Capo della provincia

Il palazzo della Prefettura, via Tasso

Il palazzo è la prima opera di edilizia pubblica realizzata a Bergamo dopo l’Unità d’Italia. Costruito tra il 1864 e il 1871, su progetto dell’architetto Antonio Preda, è destinato da subito ad accogliere la sede della Provincia e della Prefettura.

Nel periodo 1943-1945 è sede del Capo della provincia, che è il ruolo attribuito dalla Repubblica Sociale Italiana ai prefetti. Questa carica intendeva essere uno strumento della politica di centralizzazione e di rafforzamento messa in atto con la ricostituzione del fascismo nella sua alleanza con il Reich dopo l’8 settembre 1943. I poteri del prefetto vennero quindi resi più forti dall’ordinamento della RSI che non esitò a collocare a riposo o spostare prefetti non graditi al regime.

L’avvicendamento del prefetto di Bergamo previsto per l’estate 1943 è sospeso a causa delle tese vicende politiche che il paese sta attraversando e a gestire l’ingresso dei tedeschi a Bergamo è ancora  il Prefetto Luigi Giannitrapani (e il suo capo di gabinetto Prospero Giura), che però è allontanato prima della fine dell’anno e sostituito con Emilio Grazioli, a sua volta sostituito poi  con Rodolfo Vecchini.

Quando i tedeschi entrano a Bergamo, l’ufficio del Prefetto diventa il luogo in cui vengono discussi e decisi i primi bandi rivolti alla popolazione (cfr.). Una descrizione di quei concitati momenti si trova nelle memorie di Sereno Locatelli Milesi che, commissario dei 45 giorni, lì è tenuto prigioniero dai tedeschi nel corso della giornata del 13 settembre 1943.

Il palazzo è la prima opera di edilizia pubblica realizzata a Bergamo dopo l’Unità d’Italia. Costruito tra il 1864 e il 1871, su progetto dell’architetto Antonio Preda, è destinato da subito ad accogliere la sede della Provincia e della Prefettura.

Nel periodo 1943-1945 è sede del Capo della provincia, che è il ruolo attribuito dalla Repubblica Sociale Italiana ai prefetti. Questa carica intendeva essere uno strumento della politica di centralizzazione e di rafforzamento messa in atto con la ricostituzione del fascismo nella sua alleanza con il Reich dopo l’8 settembre 1943. I poteri del prefetto vennero quindi resi più forti dall’ordinamento della RSI che non esitò a collocare a riposo o spostare prefetti non graditi al regime.

L’avvicendamento del prefetto di Bergamo previsto per l’estate 1943 è sospeso a causa delle tese vicende politiche che il paese sta attraversando e a gestire l’ingresso dei tedeschi a Bergamo è ancora  il Prefetto Luigi Giannitrapani (e il suo capo di gabinetto Prospero Giura), che però è allontanato prima della fine dell’anno e sostituito con Emilio Grazioli, a sua volta sostituito poi  con Rodolfo Vecchini.

Quando i tedeschi entrano a Bergamo, l’ufficio del Prefetto diventa il luogo in cui vengono discussi e decisi i primi bandi rivolti alla popolazione (cfr.). Una descrizione di quei concitati momenti si trova nelle memorie di Sereno Locatelli Milesi che, commissario dei 45 giorni, lì è tenuto prigioniero dai tedeschi nel corso della giornata del 13 settembre 1943.

A fianco dell’ immutata organizzazione del Ministero degli interni, la Repubblica Sociale Italiana andrà rafforzando il settore investigativo e istituisce una Compagnia ausiliaria, che  a Bergamo ha la sua sede nello stesso palazzo della Prefettura, con ingresso in via Mario Bianco 1. 

Il palazzo della Prefettura, via Tasso
Il palazzo della Prefettura, via Tasso
Relazione sull’attività partigiana di Prospero Giura, capo di gabinetto del Prefetto al momento dell’ingresso a Bergamo dei tedeschi
Relazione sull’attività partigiana di Prospero Giura, capo di gabinetto del Prefetto al momento dell’ingresso a Bergamo dei tedeschi