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Un aereo caduto

B2

La Seconda guerra mondiale connette locale e globale, vita vissuta dentro la realtà conosciuta e visione generale del mondo: studiata dal cielo, mette in evidenza come in essa si incrociano destini di uomini e di donne provenienti da realtà diverse e lontanissime tra di loro.

Elisa Scarpellini, classe 1902, affronta la guerra da vedova e madre di tre figli: possiamo solo immaginare i pensieri che la agitano di fronte alle difficoltà quotidiane. Sappiamo però che tra i tanti affanni sa fare spazio all’impegno di crocerossina. 

George Dorval, classe 1920, è un giovane statunitense che sta rischiando in prima persona per la lotta contro il nazismofascismo. Di fronte all’esercito alleato,  la dimensione europea della scontro in corso anche sul nostro territrorio è evidente: il nazifasicmso vuole ridisegnare il volto dell’Europa e contro quel disegno gli alleati combattono, anche quando si preparano a bombardare l’aeroporto di Orio al Serio.

Il 12 ottobre 1944, alla sua quarantacinquesima missione ufficiale, Dorval sorvola, a bassissima quota (circa 30 metri dal suolo) e ad una velocità molto contenuta, la città di Bergamo. Sta per colpire l’aeroporto di Orio al Serio, quando all’improvviso si trova davanti un cannone da 88 millimetri che i tedeschi hanno predisposto a difesa del sito. E’ troppo tardi per difendersi o tentare la fuga: il suo aereo viene colpito ad un’ala.

Il pilota riesce a lanciarsi dal velivolo in fiamme, che precipita in un campo, ma le gravi ustioni riportate, soprattutto agli arti, rendono critica la sua situazione; in un attimo, infatti, alcuni soldati della RSI gli sono addosso, lo arrestano e lo conducono al presidio tedesco, dove si decide di farlo trasferire nell’ospedale cittadino, occupato e rigorosamente sorvegliato.

Qui, avvolto in bende, sedato e impossibilitato a camminare per diversi giorni. Qui che incontra  Elisa Scarpellini che come crocerossina lo assiste e si prende cura di lui. Sfrutta ogni disattenzione da parte dei nazifascisti, che presidiano la stanza: gli porta della frutta e acqua fresca, gli cambia i bendaggi. Sa che le sue cure potranno cambiare il futuro di quel giovane che stava battendosi contro il nazifascismo: l’ustione non curata potrebbe degenerare e sfigurarlo per sempre. Non teme né tedeschi né fascisti e continua nel suo impegno fino a quando Dorval migliora.

La Seconda guerra mondiale connette locale e globale, vita vissuta dentro la realtà conosciuta e visione generale del mondo: studiata dal cielo, mette in evidenza come in essa si incrociano destini di uomini e di donne provenienti da realtà diverse e lontanissime tra di loro.

Elisa Scarpellini, classe 1902, affronta la guerra da vedova e madre di tre figli: possiamo solo immaginare i pensieri che la agitano di fronte alle difficoltà quotidiane. Sappiamo però che tra i tanti affanni sa fare spazio all’impegno di crocerossina. 

Una volta ripresosi, Dorval viene trasferito in diverse località del Terzo Reich, subisce violenti interrogatori e, durante il rigido inverno ’45, rischia di morire in un campo di prigionia sul Mar Baltico. Alla fine della guerra, ritorna a casa, si sposa e ha cinque figli; la ritrovata “normalità” non fa sbiadire però in lui il ricordo di Elisa e nel 1967 fa ritorno in Italia, per ringraziare personalmente chi lo ha soccorso. Il rapporto fra le due famiglie, spazialmente e culturalmente lontane, ma emotivamente legate, resta stretto per molti anni. Il passare del tempo finisce però per allentare i contatti che si sono di nuovo riallacciati  nel 2019 grazie alla presenza in città di Isrec. Il figlio di Dorval, George, si era infatti rivolto all’Isrec in occasione di un viaggio con la figlia in Europa e grazie alle ricerche dei collaboratori dell’Isrec ha potuto incontrare Remo Ceriotti, nipote di Elisa. Ricevuto in Comune e quindi all’Isrec, il signor Dorval paralando con Ceriotti non ha mancato di sottolineare: «quel giorno [quando suo padre venne abbattuto] non fu importante solo perché cambiò la vita di mio padre, ma anche perché gli avvenimenti di quel giorno permisero il mio essere qui. […] Se i suoi assistenti italiani non avessero curato così amorevolmente le sue ustioni, avrebbe potuto non essere quel bel ragazzo con cui mia madre era disposta a fare un giro sulla pista da ballo».   

George Dorval con il suo aereo
George Dorval con il suo aereo
Ritaglio di giornale inglese dell’epoca dove Dorval è dato come disperso, per gentile concessione della famiglia Dorval
Ritaglio di giornale inglese dell’epoca dove Dorval è dato come disperso, per gentile concessione della famiglia Dorval