Dopo i 45 giorni, gli ex-prigionieri alleati, che a Bergamo erano detenuti presso il campo di concentramento della Grumellina (fra cui 2500 riuscirono a fuggire, secondo il Comando militare germanico) si aggiunsero al numero di sbandati presente in provincia. L’assistenza agli ex-prigionieri e l’organizzazione della loro fuga fa emergere due organizzazioni: una facente capo al clero e una al PdA, mentre l’attività resistenziale vede militanti azionisti e comunisti subito impegnati nella lotta armata e nella difficile organizzazione delle bande partigiane. Fra i prigionieri fuggitivi vi è anche lo slavo Nicola Nitckisc, il quale si unisce al gruppo che Eraldo Locardi sta formando in Val Calepio, col nome di “Primo battaglione Badoglio”. Eraldo Locardi, nome di battaglia Longhi, era nato a Milano nel 1920, impiegato, aveva partecipato alla guerra sul fronte greco-albanese, dove aveva riportato una ferita ad una gamba, che lo aveva reso invalido in modo permanente. Residente a Grumello del Monte, paese natale della moglie, organizza all’8 settembre un gruppo, formato da quindici uomini tutti ex militari, quasi a mettere in rilievo la continuità dell’impegno patriottico nello spirito della disciplina militare.
Le prime azioni sono disarmi e attacchi a presidi fascisti: gli uomini hanno bisogno di armi per essere combattivi. Clamorosa l’azione alla caserma della Gnr di Sarnico, che frutta armi e mezzi. I rastrellamenti e le minacce alla popolazione consigliano al gruppo di cambiare sovente zona, pur muovendosi nei confini della Val Calepio. Alla fine il
gruppo di Locardi entra in contatto con quello di Giovanni Brasi, detto “Montagna”, stanziato sui monti sopra Lovere. Brasi, di professione fotografo, comunista fin dagli anni Venti, emigrato in Francia per evitare le persecuzioni fasciste, figura di spicco e con un grande carisma sui giovani, aveva organizzato intorno a sé una banda combattiva, il nucleo da cui sarebbe nata la 53° Brigata Garibaldi.
Brasi e Locardi stabiliscono un accordo di grande importanza, che andava oltre le differenze politiche e ideologiche:
prima si sarebbe compiuta qualche azione militare e poi si sarebbe deciso chi doveva prendere il comando, accettando, da parte di Locardi, la nomina di un commissario politico. Il sottotenente Vincenzo Pinacoli non accetta la fusione con il gruppo di Brasi e esce dalla formazione. La nuova banda si sposta in Val Supine, in una zona che si mostrerà troppo esposta ai rastrellamenti nazifascisti. In una sua testimonianza, Brasi enumera i componenti del gruppo : “sotto-tenente Bettini, cappellano Don Mangili (curato di Rovetta), quattordici partigiani, due muli e [..] e 4 prigionieri. Il primo colpo ha luogo il 15 ottobre 1943, a Lovere: Brasi preleva del vestiario dalla Gil e, poi, si organizza il colpo all’Ilva.