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Le vie di fuga 1

La stazione di Lecco, luogo nevralgico sia per le rete di salvataggio legata alla Croce Rossa sia per quella legata al Partito d’azione

L’Italia è un paese nel quale la comunità ebraica ha potuto sopravvivere per più dell’81%  (31.822 salvati secondo le stime più recenti) e la stessa percentuale vale per gli ebrei stranieri (4.490 salvati): è una percentuale importante se paragonata a quella di altri paesi europei.

Le modalità di salvezza sono molteplici come dissimili tra loro i soccorritori. La consapevolezza del pericolo ormai imminente fa scattare nelle vittime reazioni diverse che le portano ad interagire in modi differenti con il contesto in cui si trovano a vivere e con le persone che le circondano. È impossibile proporre un ritratto tipo dei soccorritori, che non formano un gruppo omogeneo e per i quali le motivazioni dell’agire sono disparate. È altrettanto impossibile proporre una casistica esaustiva delle modalità messe in atto per salvarsi. Lasciare le proprie case e cambiare identità, trovare rifugio presso una struttura religiosa o strutture ospedaliere private, nella casa di una famiglia o in una stalla in montagna protetta dalla Resistenza sono alcune delle tante vie di salvezza. Un dato si impone con evidenza ed è comune alle vittime come ai soccorritori: la necessità di agire fuori dal quadro della legalità. Si tratta di diventare dei fuorilegge di fronte a una legge diventata ingiusta. È un passo non sempre facile da compiere né per le vittime, né per i soccorritori, ma l’unico che permette la salvezza.

Da segnalare il progetto di ricerca “Memoria della salvezza” realizzato dal Centro di documentazione ebraica contemporanea con uno staff costituito da Chiara Ferrarotti, Luciana Laudi, Gloria Pescarolo e guidato da Liliana Picciotto, che ha permesso di conoscere la sorte di 10.599 ebrei (Liliana Picciotto, Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945, Torino, Einaudi, 2017).

Dal momento dell’occupazione tedesca si vanno organizzando anche nella nostra provincia reti di assistenza per assicurare la fuga verso la Svizzera degli ex prigionieri della Grumellina. Sono queste le stesse reti che portano soccorso anche agli “ebrei”.

A Bergamo sono attive due filiere: una fa capo ad alcuni esponenti del clero, l’altra al Partito d’azione.

L’organizzazione cattolica si sviluppa intorno alla Croce Rossa, per iniziativa del suo direttore don Agostino Vismara, con il pieno assenso del presidente don Bepo Vavassori e grazie alla collaborazione tra gli altri di Betty Ambiveri, Lydia Curti, Teresa Savio e di alcuni sacerdoti. È collegato a questa rete, pur se indipendente, il gruppo di don Tranquillo Dalla Vecchia e delle Suore poverelle di Torre Boldone che ruota intorno all’orfanotrofio “Don Luigi Palazzolo”. I percorsi di fuga seguono due direttrici: una passa per la Val Brembana dalla casa estiva del Patronato San Vincenzo a Santa Brigida, l’altra, con la ferrovia Bergamo-Lecco-Sondrio, passa attraverso il lago. Nel novembre 1943, gli arresti a catena dei responsabili spazzano via questa rete.

L’organizzazione che dipende dal Partito d’azione diventa con il tempo un vero e proprio servizio di espatrio, che funziona per tutto il periodo della guerra ed è direttamente collegato all’ Ufficio assistenza prigionieri coordinato da Bacciagaluppi. Il servizio bergamasco è composto quasi esclusivamente da operai della Dalmine che operano nelle file di Giustizia e Libertà e trovano a Lecco un aiuto importante in Roberto Cameroni: da Bepi Verzeni a Piero Sottocornola, Angelo Nervi, Zaccaria Mazzocchi e Ernesto Frigerio. Accanto a loro, Pasqualino Carrara e Mario Invernicci e l’impegno generoso e spericolato di Mimma Quarti.

Non dobbiamo dimenticare che le reti di salvataggio innervano tutto il territorio della provincia e come sempre implicano reti di solidarietà che si sviluppano tra cittadini: dalla più nota Gandino ad Albino fino ad Oltre il Colle, lo studio dei salvataggi mette sempre in evidenza la solidarietà di una comunità capace di rischiare se stessa

La stazione di Lecco, luogo nevralgico sia per le rete di salvataggio legata alla Croce Rossa sia per quella legata al Partito d’azione
La stazione di Lecco, luogo nevralgico sia per le rete di salvataggio legata alla Croce Rossa sia per quella legata al Partito d’azione
Santa Brigida - Colonia del Patronato San Vincenzo, base della filiera creata intorno alla Croce Rossa
Santa Brigida - Colonia del Patronato San Vincenzo, base della filiera creata intorno alla Croce Rossa
Mimma Quarti intervista a Bergamo, da A. Bendotti e G. Bertacchi, il 24 luglio 1978
Mimma Quarti intervista a Bergamo, da A. Bendotti e G. Bertacchi, il 24 luglio 1978
Ernesto Frigerio intervistato a Bergamo da A. Bendotti, il 17 gennaio 1977. Qui fotografato insieme a Pasqualino Carrara e Mario Invernicci che con lui si impegnarono nella filiera di GL
Lettura di estratti da Sereno Locatelli Milesi, Nove giorni a Palazzo Frizzoni 8-16 settembre 1943, Edizioni Orobiche Bergamo, Bergamo 1945