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Lo scontro e il trasferimento

Veduta dell Colle di Zambla in una cartolina postale

La sera del 15 gennaio 1944 militi al comando di Resmini, Bolis, Allegretti e Ghisleni (circa un’ottantina secondo le testimonianze) sono in viaggio verso il roccolo quando uno dei figli di Genoveffa, venutone a conoscenza, si precipita ad avvertire Cesare Bonino e Aldo Battaggion. I due stavano passando la notte presso l’albergo Aurora di Oltre il Colle perché l’indomani avrebbero dovuto partire per Milano. Cesare Bonino rimane in albergo, mentre Aldo si reca al roccolo per avvertire i compagni del gruppo di Paci.

Dante insieme ad Aldo cerca di organizzare la difesa e, all’arrivo dei fascisti, per circa due ore riescono a resistere all’attacco Devono arrendersi quando si rendono conto che sono ormai esaurite le munizioni. Tra i partigiani perde la vita Valdo Eleuterio, mentre tra le file fasciste non si conta nessuna perdita. Il roccolo è incendiato dai rastrellatori che si portano quindi all’albergo Prealpi Orobiche e lo saccheggiano con il pretesto che il proprietario, Giuseppe Bonaldi, sostiene la Resistenza.

Il 16 mattino Resmini e i suoi uomini ripartono con 14 prigionieri. Anche Bonino scende verso la città, passando per Ponteranica, dove dai Padri Sacramentini è nascosto il padre di Aldo: riesce a raggiungere Milano, ma su delazione, due giorni dopo è arrestato e, riportato a Bergamo, è incarcerato a Sant’Agata.

I 14 partigiani catturati sono condotti a Bergamo a Casa littoria: uno è lasciato in libertà, mentre gli altri 13 sono rinchiusi tutti insieme nei sotterranei e interrogati. Paci e Battaggion, considerati i comandanti del gruppo, sono anche picchiati violentemente. 

Vengono quindi trasferiti tutti a Sant’Agata e rinchiusi in due celle diverse. Per i primi 15 giorni di carcere vien fatto loro mancare il cibo e non gli sono concessi che saltuari rapporti con l’esterno. Dal 15 aprile al 20 maggio i tredici sono però riuniti: come ricorda Battaggion, abitano insieme un’unica “cella grande e ariosa e si sta abbastanza bene. Non manca né fumo né pane, grazie ai numerosi pacchi che giungono dalle rispettive case. Il mangiare del ristorante viene consumato a turno un giorno per ciascuno”. A Battaggion bastano pochi aggettivi per tratteggiare quel microcosmo di democrazia che anche dentro le mura del carcere una banda partigiana riesce a ricreare. Nella sua memoria però i momenti di serenità vissuti dentro il carcere paiono oscurati dal ricordo della separazione da Paci e della sua deportazione.

La fotografia del 2015 documenta l'ingresoo di una delle celle che si trovavano nei sotteranei di Casa del Littorio
La fotografia del 2015 documenta l'ingresoo di una delle celle che si trovavano nei sotteranei di Casa del Littorio