Fin dalla fondazione come movimento, il fascismo si dota di una milizia propria. È questa la novità più carica di conseguenze per il futuro dell’Europa e che sancisce un nesso diretto tra uso della violenza, discorso politico e sua ascesa all’interno della collettività.
Quando il fascismo per la prima volta si presenta alle elezioni politiche il 15 maggio 1921 nelle liste del Blocco nazionale, la campagna elettorale provoca nel paese un centinaio di morti. E se la prima indispensabile premessa per la marcia su Roma era stata la riorganizzazione delle squadre fasciste, già il 14 gennaio 1923, il Consiglio dei Ministri istituisce con Regio decreto legge (RDL) la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) in cui doveva confluire lo squadrismo della prima ora: illusoria normalizzazione dell’uso della violenza da parte fascista è la legalizzazione di un esercito di parte, come alcuni osservatori sottolineano prontamente e con gravità; è storicamente la vera, atroce novità adottata poi da tutte le dittature del XX secolo, che raggiungono il potere non appoggiandosi all’esercito, ma ad una propria organizzazione militare, specialmente preparata e destinata a conservarsi accanto all’esercito regolare.
Dopo la marcia su Roma anche a Bergamo si costituisce ufficialmente la Milizia nazionale fascista, i cui uomini fanno parte della XIV Garibaldina, e l’anniversario della sua fondazione diventa ogni anno occasione di celebrazioni pubbliche che coinvolgono il centro cittadino, come testimoniano le fotografie.