Con l’espressione Martiri Fascisti (o del Fascismo) ci si riferiva a quei fascisti caduti durante il periodo compreso tra il 1919 e il 1922, vale a dire prima della Marcia su Roma, durante gli scontri con i socialisti e i comunisti che precedono l’affermazione politica del fascismo. Il mito dei martiri esalta questi primi caduti per la causa fascista come eroi della rivoluzione di cui il fascismo si diceva portatore. Tale celebrazione era funzionale alla propaganda e alla retorica del Partito nazionale fascista che legittimava la presa del potere con la lotta contro i “sovversivi” immortalata nel sacrificio dei caduti fascisti. La martirologia fascista tese a mettere sullo stesso piano i caduti per la patria in guerra con i caduti per la rivoluzione fascista: la patria rigenerata dalla guerra vittoriosa attraverso la rivoluzione fascista compiva il suo destino.
Se il culto dei Martiri Fascisti è strettamente connesso a quello della “rivoluzione” fascista, alla via a loro dedicata fa eco il monumento alla rivoluzione fascista eretto proprio davanti al palazzo del comune, abbattuto nell’estate del 1945 nei giorni successivi alla liberazione.