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In montagna: una casa su cui contare

Lia Battaggion nel giorno del suo matrimonio con Cesare Bonino

Attilia Battaggion, da tutti chiamata Lia, nasce a Bergamo il 29 marzo 1916 nella numerosa famiglia di Maria Lievora e Enrico: Lia unica figlia femmina ha tre fratelli, due gemelli più grandi, Gino e Giulio, e uno più piccolo, Aldo.  La famiglia ha origini venete e il padre ha avviato a Bergamo un’industria di macchinari; ha idee liberali ed è profondamente antifascista.

A Bergamo Lia inizia il suo percorso scolastico dalle suore Canossiane e dall’età di 15 anni, come era uso nelle famiglie benestanti del tempo, è mandata in collegio prima a Cannes, poi a Menzingen dalle Suore Benedettine. Giovane studentessa a Bergamo, è tra coloro che frequentano la casa di Ada Rossi, rimanendo a lei legata anche dopo la partenza per l’estero e anche dopo che Ada è sorvegliata dalla polizia fascista.

Lia vive in una famiglia che sopporta a fatica le regole della dittatura – il padre Enrico non prenderà mai la tessera del partito e il fratello Aldo si rifiuterà sempre di partecipare ai raduni del sabato fascista – e che sviluppa un senso critico nei confronti del regime soprattutto dopo l’esperienza dei due fratelli gemelli che come piloti dell’aeronautica italiana partecipano alla Guerra di Spagna.

Tra il 1935 e il 1936, Lia conosce Cesare Bonino ufficiale dell’aeronautica e collega di stanza a Orio al Serio dei gemelli Battagion. Lia e Cesare si sposano il 27 novembre 1937 e vivono a Rodi fino al 1939 quando tornano a Bergamo per la nascita del primo figlio, il 4 marzo. Non vi rimango a lungo poiché Cesare è trasferito a Piacenza e Lia lo segue.  Lo scoppio della guerra e i compiti  a cui Cesare è chiamato impongono spostamenti in diverse città fino a quando la partenza di Cesare per Mostar e poi per la Russia induce Lia a tornare a Bergamo con il figlio più piccolo e in attesa del secondo, Mario che nasce nel 1941. Bergamo rimane la città di Lia dove nasce il terzo figlio, Marco il 4 aprile 1943  mentre Cesare è assegnato in diverse località.

L’8 settembre 1943, Cesare si trova a Novi Ligure, Lia è a Bergamo con due figli piccoli e un neonato di 5 mesi, ma non esita a dare il proprio contributo per soccorrere gli ex prigionieri alleati del campo della Grumellina. Il padre Enrico le ha suggerito di spostarsi con la cugina Elsa a Oltre il Colle, a Villa Licini, per ripararsi dai pericoli della guerra ed è qui che Lia alloggia prigionieri francesi, inglesi, jugoslavi (Relazione di E. Battaggion giugno 1945). Nella stessa casa di Oltre il Colle giunge anche Cesare che da militare fedele al giuramento al re si impegna nella Resistenza, organizzando una prima banda che insedia nella Valle di Vedro; in quella casa  giunge il fratello Aldo che con la spregiudicatezza dei suoi vent’anni si lancia nella “serie delle sue rischiose operazioni” per recuperare armi e viveri per la Resistenza (Relazione di E. Battaggion giugno 1945); in quella casa arrivano i generi di prima necessità che il padre Enrico invia dalla città per gli uomini in montagna. Insieme alla cugina, Lia, prendendosi cura dei suoi figli, è colei che occupa Villa Licini nella quotidianità rendendola una base sicura per gli uomini della Resistenza e proteggendola con intelligenza e immaginazione dalla violenza nazifascista. Vivo è rimasto il ricordo della perquisizione effettuata da tre SS: i militi stanno cercando le armi, mettono la casa a soqquadro, ma non trovano nulla poiché Lia le ha nascoste sotto la culla del piccolo Marco. é allora che nel tedesco imparato nella scuola in Svizzera può rimproverare i militi del disordine che hanno creato e pregarli di rimettere ordine.

è lo spirito di Lia, di cui il marito nella “cronistoria personale” redatta dopo la guerra sottolinea lo slancio sincero con cui la moglie lo ha sempre sostenuto, anche quando dopo un primo arresto torna ad impegnarsi per la Resistenza. è lo spirito di Lia che, in attesa fuori al Tribunale militare germanico dove è processato suo marito, riesce a intercettare il testimone mandato a chiamare per incastrare Cesare e con lui a scambiare un’occhiata per assicurarsi che lo scagioni da ogni responsabilità.  è lo spirito che la sostiene quando nell’estate 1944, dopo l’ennesimo arresto di Cesare e del padre Enrico e la deportazione di Aldo, il padre convince Lia a lasciare Oltre il Colle e a trasferirsi a Morbegno, mentre il marito ripara in Piemonte.

Nel dopoguerra, Lia non parla della sua guerra lasciando lo spazio ai ricordi del marito, del padre e dei fratelli più grandi e accompagnando con il suo  il silenzio di Aldo di ritorno da Dachau. Quel senso di libertà, di responsabilità nel decidere della propria vita non l’abbandona e lo trasferisce nell’educazione dei suoi figli che lo ricordano come un carattere specifico dell’insegnamento materno.

Muore a Rivoli Torinese il 17 luglio 2016  pochi mesi dopo aver felicemente compiuto cento anni.

Lia Battaggion nel giorno del suo matrimonio con Cesare Bonino
Estratto dalla relazione di Enrico Battaggion
Cartolina del colle di Zambla