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La pienezza dell’agire

Gina Oberti

Gina Oberti nasce a Bergamo nel 1900: prima figlia di una famiglia in cui l’impegno politico non era particolarmente sentito, si concentra sul proprio lavoro di impiegata fino a quando la lontana parentela con Mario Invernicci, uno dei protagonisti della Resistenza bergamasca, la porta a diventare staffetta alle dirette dipendenze del Comando Divisione Orobica. Con passione e intelligenza, rischiando se stessa con generosità, tiene i rapporti tra le formazioni della bergamasca e il Comando centrale del Partito d’Azione a Milano. Si muove di notte tra Bergamo e Milano, a piedi o utilizzando il tram di Monza o, quando vengono praticamente meno i mezzi pubblici, anche i camion tedeschi. Trasporta messaggi, cuciti nell’orlo del cappotto, “un cappotto che non portavo mai fuori, un cappotto nero, sempre scuro”; accompagna persone, tiene i collegamenti, camuffandosi con un turbante, fingendo di zoppicare o facendo “l’incantata” per non destare sospetti. Così Gina racconta il suo impegno in quegli anni: “Non ho mai avuto paura … No! No! Come facessi la cosa più logica del mondo […]. Io sono emotiva per carattere, mi entusiasmo per poco e per poco anche mi deprimo… ma mi è parsa una cosa tanto bella […]. Mi ha dato qualcosa di gioia… mi ha riempito la vita! Che io non avevo niente… non ero fidanzata, non avevo nessuno… Mi ha riempito la vita, mi ha dato… una gioia di vivere, uno scopo principale, direi… Una cosa così… proprio una cosa veramente bella per me! Mi sentivo un entusiasmo… un entusiasmo tale… Tante volte mi chiedevo se era incoscienza, ma invece no! Guai se mi mancava…”.

Gina Oberti
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