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Nascondere, proteggere, far fuggire: organizzare le reti di salvataggio

Anna Papis

Anna Papis era nata ad Almenno San Salvatore nel 1914 e lì risiedeva; di professione “scrivana avventizia dal 1942 presso il Comune di Villa d’Almé” avrebbe potuto attraversare la guerra concentrandosi su se stessa e i suoi non più giovani genitori. Ha invece deciso di agire di fronte agli eventi. Opponendosi alla caccia nazifascista dei prigionieri evasi dal campo della Grumellina all’indomani dell’8 settembre 1943, Anna è fra i primi soccorritori dei prigionieri fuggiti, dando vita – insieme a Tito Spini – ad un comitato di soccorso che “provvede al vitto, al vestito, a cure igieniche e mediche, e funziona da servizio di informazioni  per il dislocamento in caso di rastrellamento”. Fin dall’ottobre attiva nel sostegno alla Brigata Valbrembo, apre la sua casa a ex-prigionieri e partigiani. Anna sa di essersi esposta e sa di essere pedinata, ma per tutto il 1943 presta soccorso ai prigionieri e dall’estate del 1944 usa il suo lavoro a favore della Resistenza, facendo passare notizie importanti sui rastrellamenti previsti dalle Brigate nere: « il mio lavoro fu così continuato ininterrottamente nonostante pedinata e indirettamente minacciata fino al giorno dell’insurrezione » (Memoria di Anna Papis).

Impegnata nell’ombra a tessere collegamenti, legata a un luogo dove vive una normalità solo apparente, Anna come tante altre donne nella Resistenza ha atteso: ha atteso l’ora dell’arrivo dei prigionieri in fuga o di chi era partito per un’azione, l’ora di un rastrellamento possibile o di uno certo, l’ora di sapere la sorte dei propri compagni catturati.

Così ricorda Tito Spini: “Nella casa dei Papis avevo posto il centro di organizzazione e di smistamento dei prigionieri i quali erano a più riprese ospitati con me. Aggiungo inoltre che l’attività continua della signorina Anna  ha oltremodo giovato a tutta l’attività e la sua riservatezza ha contribuito al continuo svolgimento dell’opera anche dopo la mia cattura. Mentre devo rendere pubblico e doveroso  omaggio a tutta la famiglia Papis  debbo in particolare modo aggiungere una lode per la signorina Anna mia collaboratrice diretta in tante pericolose missioni”.

Nel lavoro di Anna Papis è evidente quanto l’impegno delle donne nella Resistenza non è subalterno alle azioni intraprese dai partigiani combattenti, ma è la trama che le rende possibili, in cui si dà a vedere  la molteplicità dei sentimenti con cui l’esperienza della lotta resistenziale fu vissuta. Grazie a storie come quella di Anna l’eroismo non si appiattisce solo sull’idea di coraggio o sacrificio, ma obbliga a  fare i conti con quel tessuto di eventi umani che è la storia.

Anna Papis
Tesserino di riconoscimento delle Fiamme Verdi
Brevetto di patriota