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Vittorio Leoni

Vittorio Leoni nasce ad Ambivere il 6.10.1913 ed è un uomo quando scoppia la Seconda guerra mondiale. Dal 1939 è sposato con Carmen Alborghetti ed è padre di due figli: Giuseppe e Gian Battista. Quando è arrestato nell’estate del 1944, sua moglie è incinta per la terza volta. Impiegato all’ammasso di Ambivere, è arrestato insieme ai colleghi Alessandro Gandolfi e Luigi Perico nel giugno 1944 e trasferito a Parma, al riformatorio governativo sito nella Certosa, in attesa del processo presso il Tribunale speciale per i fatti avvenuti nei confusi giorni dopo l’8 settembre 1943. Il primo foglietto inviato a casa è per dare sue notizie: brevi parole e la speranza di tornare presto. Passano pochi giorni e Vittorio scrive ancora, angosciato dal non avere notizie della moglie e dei suoi bambini. La solitudine sembra avvolgerlo e con essa la paura di essere stato dimenticato. Poi di colpo arrivano due cartoline e una lettera e con esse la felicità di sapere che i suoi stanno bene e di immaginare la campagna intorno a casa. La corrispondenza, clandestina e ordinaria, tra Vittorio e i familiari ci lascia il ricordo di un marito e di un padre consapevole della fatica della quotidianità che ha lasciato alla moglie, desideroso di far sentire la sua presenza di fronte ai suoi bambini, carico di quell’affetto temprato nella vita di tutti i giorni. Vittorio non nasconde alla moglie né la sua disperazione né i suoi bisogni: le lacrime al pensiero dei figli, la fame, la voglia di fumo, le raccomandazioni a “tenersi d’acconto”. A nulla riescono gli avvocati sollecitati dalle famiglie per seguire la causa dei tre arrestati. Il 16.06.1944 Vittorio insieme ai suoi due compagni è trasferito al campo di Fossoli: sono sua cognata Bianca e la sorella di Perico a fare da spola e a portare in paese le notizie, anche quella della partenza dei tre per la Germania prima che un pacco spedito da Gandolfi porti anche l’ultimo biglietto di Vittorio. Il 21.06.1944 Leoni e i suoi due compagni fanno parte del convoglio che, partito dalla stazione di Carpi, arriva dopo 3 giorni a Mauthausen: Leoni è immatricolato come deportato politico con il numero 76397 e diventa uno schiavo del Reich. I documenti registrano la sua morte il 13.01.1945, nel sottocampo di Schlier, a Redl-Zipf, costruito intorno al deposito di un birrificio, riconvertito e adattato per la produzione di componenti necessari alla costruzione dei missili V2. A casa non arrivano più notizie: Carmen dà alla luce la figlia Clotilde e, dopo la guerra, inizia le ricerche per conoscere la sorte del marito e ne custodisce la memoria lavorando la terra e costruendo un futuro per i loro figli, con cui dal 1949 ogni anno si raccoglie davanti all’urna con le ceneri giunta da Mauthausen posta nella chiesetta di Sant’Eufemia.