scheda completa

Arditi Clara

Clara Arditi e i suoi figli


Serina


Scheda di famiglia


Clara Arditi, nata a Smirne (Turchia) il 6 febbraio 1915, il marito Moisè Sorias, nato a Larnaca (Turchia ora Cipro) il 9 giugno 1909, i figli Carmen, nata a Milano nel 1939 e Giuseppe, nato a Milano il 2 novembre 1941.

(Capitoli di riferimento: Gli sfollati: nuove presenze ebree italiane nella provincia / Ebrei sfollati in provincia di Bergamo catturati in altre province e deportati)


Clara e Moisè si erano incontrati a Smirne. Moisè, non sappiamo quando, era emigrato in cerca di lavoro e probabilmente si era inizialmente stabilito in Olanda, ma dal gennaio 1935 era venuto a Milano dove aveva aperto un’attività di commercio di tessuti; nel 1936 si era rivolto alla polizia di Smirne, dove forse era andato per affari o in visita, per chiedere un certificato di buona condotta necessario per ottenere il visto prima di ripartire per Milano. Clara completate le scuole grazie ad una borsa di studio ricevuta dall’Alliance française[1], era stata mandata a insegnare in Marocco, i due si erano però sempre mantenuti in contatto, scrivendosi in francese. Nel 1937 aveva lasciato l’incarico ed era venuta in Italia e poco dopo, nel 1938 si erano sposati. Moisè doveva essersi fermato per lungo tempo in Olanda o aver avuto un’ascendenza olandese, un certificato del Consolato Generale d’Olanda in Milano del 18 gennaio 1939 lo qualifica come cittadino olandese, la richiesta è probabilmente fatta per sfuggire alle limitazioni imposte dalle leggi razziali, ma forse conserva anche la cittadinanza turca. Nel 1939 a Milano nasce Carmen. Lo scoppio della guerra trova i Sorias ancora a Milano, dove nel novembre 1941 nasce Giuseppe, saranno i bombardamenti sulla città a portare la famiglia perlomeno dal 30 marzo 1943[2] a Serina, dove però si fermano solo Clara e i bambini, come risulta dalla dichiarazione di soggiorno in data 30 marzo 1943 presente nell’archivio comunale: Moisè non è nominato, probabilmente come molti mariti continua la sua attività a Milano. Malgrado fossero ebrei e stranieri non subivano le restrizioni riservate agli ebrei anche italiani: Moisè ancora nel gennaio 1942 paga regolarmente il canone di abbonamento alle “radioaudizioni”, ma è del 16 febbraio 1941 la disposizione di sequestro agli ebrei degli apparecchi radio[3], forse il fatto di essere ancora cittadini di stati non belligeranti li ha preservati dall’internamento e da alcune restrizioni.


Scheda di deportazione


Clara Arditi, nata a Smirne (Turchia) il 6 febbraio 1915, uccisa in luogo e data ignoti, presumibilmente all’arrivo ad Auschwitz 


Giuseppe Sorias nato a Milano il 2 novembre 1941, ucciso all’arrivo ad Auschwitz il 6 agosto 1944

Arrestati a Milano in data ignota.


I due arrestati vengono condotti al carcere di Milano e poi a quello di Verona, da cui vengono deportati il 2 agosto con il convoglio 14 che giunge ad Auschwitz il 6 agosto 1944.


Deportati identificati 246 di cui reduci 29, deceduti 207.


Moisè Sorias, nato a Larnaca (Turchia ora Cipro) il 9 giugno 1909, deceduto nel campo di Flossemburg il 15 marzo 1945.

Arrestato a Milano in data ignota.


Dopo essere stato detenuto nel carcere di Milano viene inviato al campo di Bolzano e da lì il 24 ottobre 1944 deportato con il convoglio n. 18 che giunge Ad Auschwitz il 28 ottobre 1944, viene internato nel campo con matricola B-137742, viene trasferito in evacuazione del campo a Flossemburg.


Deportati identificati 133 di cui reduci 17, deceduti 116.


Clara Arditi, e i figli Giuseppe e Carmen dopo l’8 settembre avevano lasciato Serina ed erano tornati alla loro abitazione a Milano. È a Milano che avvenne la cattura di Clara e Giuseppe. Carmen si salvò: la sera precedente era a casa degli zii e vi era rimasta a dormire; al mattino quando i cugini la riaccompagnarono a casa la governante dei Sorias riuscì a intercettarli e avvisarli della presenza dei militari, Carmen e i cugini si rifugiarono sul tetto fino alla loro partenza, anche Moisè, che non era in casa, sfuggì alla cattura.


Dal carcere uscirono clandestinamente alcune lettere di Clara per il marito, scritte in francese, una, forse l’ultima, in italiano; dalle lettere traspare chiaramente l’affetto che lega i due coniugi, a cominciare dal vezzeggiativo con cui Clara chiama il marito, e la sua preoccupazione per lui. Vi sono richieste di invio di indumenti e cibo per sè e per il piccolo, ma Clara non lascia trasparire le sue preoccupazioni: vuole rassicurare il marito: l’ultima lettera conservata, senza data ma si presume scritta a maggio, si conclude[4]:  


Sii prudente e abbi un po’ di pazienza ci rivedremo presto. Pino sta molto molto bene. Tanti baci per Carmen. Ti abbraccio di tutto cuore e grossi o baci e anche da parte di Pino. Scrivimi due parole.


Claire


Moisè, saputo dell’arresto di sua moglie e del figlio da parte dei nazisti, raggiunse Carmen e l’affidò alla famiglia di un un suo ex socio in un’azienda di calze, che aveva una casa fuori Milano, in provincia di Varese. Durante la sua clandestinità, Carmen incontrò una volta suo padre. Nella sua testimonianza ricorda questa visita[5]:


“Mio padre è venuto a trovarmi una volta e mi ha portato un regalo: case giocattolo da costruire … l’ultima volta l’ho accompagnato alla stazione dei treni … crescendo ho sempre pensato che avrebbe comprato il posto dove ci siamo lasciati “Comprerei quella terra e ci costruirei qualcosa, lascerei un segno.”


Cercò poi di mettersi in contatto con la moglie e si mosse invano per ottenerne la liberazione, probabilmente facendo leva sulla cittadinanza neutrale.


Clara e il piccolo Giuseppe vennero inviati a Verona e da lì deportati ad Auschwitz il 2 agosto 1944. Il convoglio giunse ad Auschwitz due giorni dopo, il 6 agosto. Giuseppe venne ucciso all’arrivo, la data della morte di Clara non è documentata, ma è frequente che le madri non vogliano separarsi dai figli. Clara non fece più ritorno dal campo di sterminio[6].


Moisè riuscì a rimanere libero almeno fino a maggio, anche per lui non conosciamo la data esatta di arresto, lo individuarono e arrestarono presso la casa degli Yanis, un amico che aveva sposato una non ebrea e che lo ospitava. Probabilmente i suoi tentativi di avere notizie della moglie, pur attraverso altre persone, non erano passati inosservati, i tedeschi vennero a cercarlo in negozio e il suo socio d’affari intimorito lo tradì. 


Moisè da Milano fu inviato al campo di transito di Bolzano e da lì deportato ad Auschwitz il 24 ottobre 1944. Fu internato nel campo e ricevette la matricola B-13742, dovette probabilmente affrontare la “marcia della morte”, così fu chiamata l’evacuazione dei detenuti del campo nell’imminenza dell’arrivo dei russi.


Carmen rimarrà nascosta protetta dagli amici di famiglia fino al termine della guerra.






[1] L’Alliance française è un ente privato con uno statuto simile a quello di un’associazione, la sua missione è di promuovere la lingua francese e la cultura francofona all’estero attraverso una fitta rete di sedi. Fu istituita il 21 luglio 1883 da un comitato di personalità di rilievo dell’economia e della cultura francese. 


[2] Le notizie sulla famiglia Sorias sono presenti sul sito dello Yad Vashem, all’indirizzo https://www.yadvashem.org, sotto la sezione Exibiciones, sottosezione Fotos, objetos, videos y documentos, con il titolo No sé si nos volveremos a encontrar en esta vida – Cartas póstumas de mujeres durante el Holocausto : 1943-1944, o nella stessa sezione in lingua inglese con il titolo Love Her Like a mother; il nome usato è Claire Sorias, altre notizie si trovano nella sezione Digital Collections, sottosezione The documents archive, la ricerca su Claire Sorias (il nome Moises Sorias seleziona molte decine di record di persone diverse) dà accesso a diversi documenti digitalizzati depositati dalla figlia Carmen nel 2015, fra cui alcune lettere di Clara scritte al marito dal carcere, la richiesta del certificato di buona condotta alle autorità turche, la richiesta del certificato di residenza in Milano di Moises, la certificazione del Consolato Generale d’Olanda a Milano, la richiesta di abbonamento alle “radioaudizioni” e le bollette versate, l’ultima visibile on line del 17 gennaio 1942. Per lo sfollamento a Serina vedi G. Gh., Giuseppe, ospitato a Serina Ucciso a 2 anni ad Auschwitz, L’Eco di Bergamo, 26 gennaio 2019; le notizie sulla presenza a Serina dei Sorias è desunta dalle ricerche nell’archivio comunale di Serina di Roberto Belotti.


[3] Un elenco delle disposizioni antiebraiche emanate dal 1938 al 1943 è disponibile sul sito Bet Magazine Mosaico alla pagina https://www.mosaico-cem.it/cultura-e-societa/personaggi-e-storie/le-187-norme-con-cui-litalia-annullo-le-vite-dei-suoi-cittadini-ebrei/


[4] La lettera è disponibile in copia digitale nel sito dello Yad Vashem, Digital Collections, sottosezione The documents archive, la ricerca va effettuato con il nominativo Claire Sorias, Letters written by Claire Sorias during her detention in Italy to her husband Moise Sorias in Milan, 19 July 1944 and undated, Record Group O.75 – Letters and Postcards Collection, File Number 3335, https://www.yadvashem.org/


[5] “No sé si nos volveremos a encontrar en esta vida/, Love Her Like a mother “, op. cit. 


[6] Cfr. Liliana Picciotto, Il libro della MemoriaGli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, seconda edizione 2002.