scheda completa

Il caso Italcementi

Il caso Italcementi


Bergamo


(Capitoli di riferimento: Ditte e società)


L’Italcementi era una delle più importanti imprese presenti nella bergamasca, ciò che produceva era inoltre essenziale all’economia bellica. Il 26 luglio 1944 la ditta era stata commissariata, anche se per commissario era stato scelto il presidente della ditta stessa, Antonio Pesenti: non era facile infatti trovare personale competente in grado guidare una ditta importante e complessa. Il cugino di Antonio, Carlo, consigliere delegato della ditta, era stato arrestato dalle milizie della RSI in quanto sospetto di antifascismo[1]. I Pesenti badavano, come gran parte degli industriali del periodo, a salvaguardare la ditta e avevano sempre avuto ottimi rapporti col regime, l’arresto di Carlo, che sembra avere carattere intimidatorio più che essere giustificato da fondati motivi, dà comunque idea di quale fosse il clima di sospetto degli ambienti repubblichini nei confronti degli industriali.


Nella storia della ditta l’autrice sostiene che Antonio Pesenti praticò sulla questione ebraica una tattica dilatoria che permise di preservare le 17.000 azioni Italcementi di proprietà di ebrei: è un dato di fatto che solo 324 furono le azioni denunciate, come è un dato di fatto che la ditta si attivò con solerzia per adempiere alle disposizioni ministeriali, ma che non fece denunce parziali oltre a quelle citate.


Il carteggio conservato all’archivio di stato è composto da ventisei carte, una lettera è conservata in un diverso fascicolo[2], ad esse si aggiunge la lettera di denuncia e il decreto n. 4545 del 3 marzo 1944 che confisca le azioni delle sorelle Anselmina e Dorina Levi di Genova. Venti sono le lettere inviate da Italcementi: cinque indirizzate alla prefettura di Bergamo, una al Comune di Monza e le rimanenti ad altre prefetture, sei sono invece comunicazioni della Prefettura di Bergamo a Italcementi. 

La prima delle comunicazioni conservate è proprio l’unica denuncia di azioni che risulta effettuata dalla ditta: quelle di Levi Anselmina e Dorina in data 8 febbraio 1944, non si trovano altre comunicazioni fino al 16 agosto 1944 quando Italcementi fece presente con lettera al Capo della Provincia di aver avuto solo recentemente notizia dell’obbligo della denuncia, che nel Libro dei  soci non era indicata la razza e che non era stato ancora pubblicato l’elenco generale “delle persone di razza ebraica risiedenti in Italia” che avrebbe dovuto consentire di verificare la razza degli oltre 4.000 azionisti. La lettera si concludeva con una richiesta di proroga. Fu la prima di numerose lettere di proroga, a titolo di esempio riportiamo quella del 2 ottobre 1944, redatta secondo le istruzioni prefettizie, che abbiamo trascritto integralmente, compreso l’intestazione[3]


Italcementi Fabbriche Riunite Cemento

35 stabilimenti sociali e controllati

Società anonima capitale sociale £ 180.500.000

Bergamo 2 ottobre 1944


Alla Prefettura Repubblicana di Bergamo

Richiesta di proroga per denuncia azioni intestate ad ebrei


Con riferimento alla vostra nota Div. I n. 16255 di Prot. Del 23 settembre u.sc. giuntaci solamente oggi, ci affrettiamo a comunicare:


Che il numero delle azioni nominative iscritte nel Libro dei Soci della nostra società è di 1.803.925 delle quali 78.000 circa appartenenti a cittadini stranieri sia residenti in Italia che all’estero;


Che il numero delle azioni al portatore della nostra società tuttora in circolazione è di 1.075;


Che il numero delle azioni intestate a nominativi ebraici già denunziate ai sensi del D.L. 4 gennaio n. 2 è di 374 (vedi ns. raccomandata dell’8 febbraio c.a. e del 16 agosto c.a.)


Poiché la vostra richiesta dei dati di cui sopra ci è stata fatta con riferimento alla nostra domanda del 16 agosto u.sc., ci permettiamo di far presente che quest’ultima domanda deve essere integrata con quanto comunicato con nostra successiva raccomandata del 22 settembre u.sc. pure riflettente la richiesta proroga per la denuncia delle azioni intestate a nominativi di razza ebraica.


Distinti saluti

Italcementi


Direzione amministrativa centrale

Il direttore amministrativo centrale

Firma autografa


Alla richiesta di proroga seguì anche l’avvio delle richieste alle varie prefetture, richieste spesso cadute nel vuoto, a cui seguirono lettere di sollecito. Una lettera alla Prefettura in data 21 novembre 1944 faceva il punto sulla situazione[4]:


[…] Non saremo in grado di fare una denuncia completa e ciò per il fatto che a tutt’oggi più della metà delle 45 Prefetture della Repubblica da noi direttamente interpellate fino dal 30 agosto u.sc. e successivamente sollecitate, non hanno risposto alla nostra richiesta di indagine. E precisamente a tutt’oggi siamo ancora in attesa di conoscere il risultato degli accertamenti per i nostri azionisti residenti nelle seguenti 25 provincie: Alessandria, Aosta, Apuania, Belluno, Bologna, Bolzano, Como, Fiume, (Forlì), Gorizia, (Lucca), Novara, Parma, (Pistoia), Ravenna, Sondrio, Torino, Trento, Trieste, Udine, Venezia, Verona, Vicenza e (Zara)


Azionisti che rappresentano circa un terzo del numero complessivo dei nostri soci.

Inoltre, dato che la Prefettura di Milano – Ufficio Sequestri – ci ha esibito gli elenchi delle persone di razza ebraica della sola città di Milano, per la Provincia abbiamo dovuto rivolgerci direttamente ai singoli Comuni di residenza dei nostri azionisti e siamo tuttora in attesa di risposta da parte dei municipi di Monza, Meda e Carate Brianza.


Anche l’indagine attraverso la dichiarazione di razza che ci dovevano essere fatte da parte degli azionisti a norma dell’art. 2 del Decreto Legge 29 giugno 1944 n. 501 entro il 29 ottobre u.sc., non ha dato alcun risultato pratico, in quanto su 3416 azionisti residenti nel territorio non occupato della Repubblica e direttamente interpellati in proposito dalla nostra stessa Società, a tutt’oggi e nonostante che il termine utile sia scaduto da più di 20 giorni, soltanto 2054 hanno segnalato la loro nazionalità e razza e nessuno di essi risulta appartenente alla razza ebraica. […]


Aggiungiamo infine che la nostra denuncia potrà in ogni caso riguardare soltanto gli azionisti residenti nel territorio della Repubblica non occupato, poiché per quelli residenti nel territorio occupato dal nemico non abbiamo nessuna possibilità di indagine, e ciò fintanto che non verrà pubblicato a cura dell’Ispettorato Generale per la razza il promesso elenco generale delle persone di razza ebraica risiedenti in Italia.


Ancora il 4 aprile 1945 Italcementi scriveva alla Prefettura di Milano: “Preghiamo di volerci cortesemente confermare l’appartenenza o meno alla razza ebraica dei seguenti nostri azionisti residenti in codesta città […][5]”, seguiva una lista di 38 nominativi. 


Tre degli azionisti milanesi indicati nella lista furono deportati: Oscar Morpurgo, della cui storia abbiamo parlato nel capitolo Ditte e Società, Ugo De Benedetti, nato a Torino il 17 agosto 1893, e la moglie Reinach Maria Antonietta, nata a Milano il 6 giugno 1904, arrestati a Torriggia (CO) nel mese di novembre del 1943; con loro furono arrestati il figlio Piero, nato a Milano il 5 ottobre 1929, e il padre di lei Ernesto Reinach, nato a Torino il 30 gennaio 1855, probabilmente mentre cercavano di fuggire in Svizzera. Deportati ad Auschwitz da Milano il 6 dicembre 1943, non sono sopravvissuti[6]. Gli altri 35 si salvarono, per sedici di loro abbiamo delle corrispondenze nominative nella lista delle persone fuggite in Svizzera, certa per quattro delle donne coniugate, non certa per gli altri in quanto i pochi dati non consentono di escludere le frequenti omonimie. 


Il 10 aprile 1945 Italcementi chiese una ulteriore proroga in attesa delle risposte, richiesta prontamente inoltrata dal Capo della provincia che espresse la propria valutazione positiva alla richiesta dell’Italcementi “la cui premura ad accertare la posizione razziale dei propri azionisti è veramente encomiabile.” La risposta non arrivò, malgrado il sollecito della Prefettura in data 21 aprile. Arrivò invece la liberazione.






[1] Cfr. Vera Zamagni, Italcementi, dalla leadership nazionale all’internazionalizzazione, Castelli Bolis Poligrafiche, Azzano San Paolo (BG), 2005, pag. 63-64.


[2] ASBg, Gab. Pref. b.e. 2, serie III fasc. I.


[3] ASBg, Gab. Pref. b.e. 2, serie III fasc. 20.


[4] ASBg, Gab. Pref. b.e. 2, serie III fasc. 20.


[5] ASBg, Gab. Pref. b.e. 2, serie III fasc. I.


[6] Cfr. Liliana Picciotto, Il libro della Memoria, Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, 2° edizione 2002.