scheda completa

Gottlieb Anna Maria

Anna Maria Gottlieb


Bergamo


Scheda di famiglia


Anna Maria Gottlieb, nata a Budapest (H) il 29 agosto 1908.

(Capitoli di riferimento: Gli sfollati: nuove presenze ebree italiane nella provincia / Arrestati e deportati dal carcere di Bergamo)


I Gottlieb erano una famiglia ebrea dell’Impero Austroungarico, del padre Adolfo Alberto non abbiamo i dati anagrafici, la madre Margherita Frommer era nata a Simontornya (H) il 7 gennaio 1884. Le sue sorelle Caterina e Maddalena erano anch’esse nate a Budapest rispettivamente nel 1907 e nel 1910. La famiglia si era stabilita a Fiume nel 1911 e vi era rimasta anche dopo la guerra.


La definitiva annessione di Fiume all’Italia a seguito del trattato di Roma del 27 gennaio 1924 comportò la definizione dello status di cittadinanza dei suoi abitanti, problema regolato con il R.D.L. 12 maggio 1927 n. 723 il cui art. 1 stabilì: 


Acquistano di pieno diritto la cittadinanza italiana, in quanto non abbiano, spontaneamente o in virtù dei Trattati di pace, conseguita una cittadinanza diversa, le persone maggiori di 18 anni:


a) che in data 3 novembre 1918 godevano la pertinenza al comune di Fiume con decorrenza anteriore al 1° gennaio 1910, acquistata non in dipendenza della loro carica, in quanto dette persone o i loro genitori abbiano od abbiano avuto la residenza nella parte del territorio di Fiume annesso all’Italia o in altra località del Regno; 


b) che godono la pertinenza a Fiume da una data posteriore al 1 gennaio 1910, oppure in dipendenza della loro carica, in quanto però le stesse, se non avessero acquistata tale pertinenza, sarebbero divenuti cittadini italiani di pieno diritto in base agli articoli 70 e 71 del Trattato di pace di San Germano;


c) che prima di acquistare la pertinenza a Fiume godevano della cittadinanza italiana e ciò anche qualora nei riguardi di dette persone fosse stato emanato un provvedimento d’inibizione del riacquisto della naturalità italiana a norma del penultimo comma dell’art. 9 della legge 13 giugno 1912, n. 555.


Ad Anna Maria, analogamente agli altri famigliari, la cittadinanza venne concessa il 26 ottobre 1927 con decreto del Prefetto per la Provincia del Carnaro n. 13608[1]:


Esaminata la dichiarazione in atti di eleggere la cittadinanza italiana;

visto che la richiedente è pertinente a Fiume dall’anno 1914 giusta certificato di pertinenza e residenza pure Fiume;


visto l’articolo 6 del R.D.L. 12 maggio 1927 n.  723


Decreta


È riconosciuta la cittadinanza italiana alla signorina Anna Maria Gottlieb nata a Budapest il 29 agosto 1908 da Alberto e Margherita Frommer di condizione impiegata stato nubile residente Fiume.

Fiume, 26 ottobre 1927 anno V


Il Prefetto


Anna Maria aveva poi trovato lavoro presso la locale filiale del Banco di Napoli come impiegata. 


Sua sorella maggiore aveva sposato il dott. Andrea Petrich ed era andata a vivere a Roma.


Dopo le prime avvisaglie della svolta antisemita del regime le Gottlieb avevano cercano di mettersi al riparo e, benché fossero iscritte alla comunità ebraica, si fecero battezzare il 5 agosto 1938[2]


La precauzione si rivelò inutile: il R.D.L. 17 novembre 1938 – XVII, n. 1728 aveva base razziale, non religiosa, e contemplava prescrizioni che ebbero un drastico impatto sulla vita di Anna Maria, le prime erano contenute negli art. 13 e 20: 


art. 13 Non possono avere alle proprie dipendenze persone appartenenti alla razza ebraica: […]   g) le Amministrazioni delle banche di interesse nazionale;


art. 20 I dipendenti degli Enti indicati nell’art. 13, che appartengano alla razza ebraica, saranno dispensati dal servizio nei termini di tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto.


Anna Maria perse il lavoro, come apprendiamo da una lettera del Banco di Napoli in data 23 dicembre 1938, anno XVI[3]:


Sig.a Anna Gottlieb

Fiume


Vi comunichiamo che il Consiglio di Amministrazione, nella tornata del 21 corrente, ha deliberato di dispensarVi dal servizio, in applicazione del disposto degli art. 13 e 20 del R.Decreto Legge 17 Novembre 1938, n. 1728, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 264 del 19 Novembre us, con effetto dal 1 Gennaio p.v.


Il Direttore Generale


Ma ancora più pericoloso poteva diventare quanto previsto dall’art. 23:


Le concessioni di cittadinanza italiana comunque fatte ad ebrei stranieri posteriormente al 1º gennaio 1919 si intendono ad ogni effetto revocate.

La perdita della cittadinanza comportava l’espulsione dall’Italia in quanto Anna diventava cittadina straniera e cadeva sotto le prescrizioni dell’art. 24 dello stesso R.D.L.: 


Gli ebrei stranieri e quelli nei cui confronti si applica l’art. 23, i quali abbiano iniziato il loro soggiorno nel Regno, in Libia, e nei Possedimenti dell’Egeo posteriormente al 1º gennaio 1919, debbono lasciare il territorio del regno, della Libia e dei Possedimenti dell’Egeo entro il 12 marzo 1939 – XVII.  


Coloro che non avranno ottemperato a tale obbligo entro il termine suddetto saranno puniti con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a lire 5000 e saranno espulsi a norma dell’art. 150 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato con R. decreto 18 giugno 1931 – IX, n. 773.


Lo status di cittadinanza degli ebrei della provincia del Carnaro era però il frutto di una storia complessa e pesante[4], molti ebrei fecero ricorso contro la privazione della cittadinanza: effettivamente non erano loro ad essere giunti in Italia dopo il 1919, ma l’Italia ad essere giunta da loro dopo tale data. Il Ministero dell’Interno, su conforme parere del Consiglio di Stato, accolse numerosi ricorsi. Di Anna Maria sappiamo che chiese la revoca dell’iscrizione nella “Rubrica speciale ebrei stranieri”[5], ma non ne conosciamo l’esito. Non vi sono elementi che facciano pensare ad un internamento come straniera e la stessa presenza a Bergamo città induce a pensare che non lo sia stata, nessuna delle documentazioni trovate accenna ad un internamento. 


Il padre Alberto è seppellito nel cimitero monumentale di Cosala a Fiume: non conosciamo la data della morte, ma negli elenchi della provincia del Carnaro relativi alla revoca della cittadinanza Margherita Frommer compare già come vedova, possiamo quindi presupporla antecedente al periodo bellico e forse alle stesse leggi razziali. 


Anna Maria, sua sorella Maddalena e la madre Margherita Frommer non rimasero a Fiume, non abbiamo però elementi per sapere per quali motivi Anna Maria si trovasse a Bergamo nel 1943 e sua madre e sua sorella probabilmente a Milano.


Scheda di deportazione


Anna Maria Gottlieb, nata a Budapest (Ungheria) il 29 agosto 1908. Liberata a Auschwitz il 27 gennaio 1945[6].


Arrestata a Bergamo da italiani il 1 dicembre 1943, rilasciata il 13 gennaio del 1944, riarrestata 17 febbraio 1944. 


Dopo essere stata detenuta nel carcere di Bergamo viene inviata al campo di Fossoli il 24 febbraio 1944 e da lì deportata il 5 aprile 1944 con il convoglio 09 che giunge ad Auschwitz il 5 aprile 1944.


Deportati identificati 609, di cui reduci 50, deceduti 559.


Anna Maria si trovava a Bergamo il primo dicembre 1943, forse per lavoro, non risultando internata. È qui che venne catturata a seguito dell’ordine di Buffarini Guidi e condotta al carcere di Sant’Agata per essere poi avviata in campo di concentramento. I ritardi nell’approntamento del campo di Fossoli portarono alla sua temporanea scarcerazione il 13 gennaio 1944, con obbligo di dimora a San Giovanni Bianco[7], paese dove già erano presenti altri internati. Venne però riarrestata il 17 febbraio 1944 e il 24 febbraio 1944 “consegnata alla Questura di Bergamo per internamento in campo di concentramento[8]”. Il campo era quello di Fossoli dove rimase fino al 5 aprile 1944 quando fu caricata su un treno per Auschwitz. Il 10 aprile Anna Maria giunse ad Auschwitz, superò la selezione alla “rampa” e fu internata nel campo, le fu assegnato il n. 76806.


Anna Maria non ha mai voluto rilasciare testimonianze sulla sua detenzione, le scarne righe che sono allegate alla domanda di indennizzo contengono solo le annotazioni essenziali: le date della deportazione, il fatto che fosse ammalata e non in grado di camminare all’evacuazione del campo di Auschwitz e quindi fosse stata lì abbandonata dai tedeschi in ritirata e poi liberata dalle truppe russe[9]. Possiamo solo immaginare dai racconti degli altri sopravvissuti quale sia stata la sua terribile esperienza.  A differenza di gran parte dei deportati per il ritorno Anna Maria si aggregò ad un gruppo di connazionali che rientrarono in Italia senza l’assistenza di alcun ente, riuscendo però con mezzi di fortuna a raggiungere il Brennero e poi Pescantina il 5 agosto 1945.


Sua madre e sua sorella Maddalena erano riuscite a fuggire in Svizzera[10] e anche l’altra sorella, Caterina, riuscì a salvarsi, non risulta infatti nell’elenco dei deportati. Anna Maria si stabilì a Milano, dove viveva anche la sorella Maddalena.


Già nel primo dopoguerra si era posto il problema dei risarcimenti o indennizzi da parte della Germania nei confronti dei deportati dalle varie nazioni europee. L’Italia però ne era teoricamente esclusa: il Trattato di pace del 1947 escludeva sue richieste nei confronti della Germania, una clausola punitiva imposta dai vincitori. Nel 1958 otto paesi europei invasi dalla Germania iniziarono a fare massicce pressioni sulla Germania Federale perché facesse un gesto umanitario nei confronti delle vittime della persecuzione nazionalsocialista, l’Italia si associò alla richiesta, anche se non era in condizione di fare pressioni. Alla fine però fu inclusa nel gruppo degli undici paesi beneficiari di quelli che ufficialmente si chiamarono “aiuti o gesti umanitari” per le vittime della persecuzione nazionalsocialista[11].


Il 2 giugno 1961 venne firmato a Bonn l’Accordo italo-germanico per gli indennizzi a cittadini italiani colpiti da misure di persecuzione nazionalsocialiste. L’accordo prevedeva il versamento all’Italia di 40 milioni di marchi, circa sei miliardi di lire dell’epoca.


Anche Anna Maria ritenne che le sue sofferenze dovessero ottenere una riparazione e il 18 marzo 1961 dette mandato all’Associazione Nazionale ex Deportati Politici nei Campi Nazisti “Di proporre e di sostenere, nei confronti di tutti gli obbligati e di tutti i responsabili, in mio nome e nel mio interesse, domanda di indennizzo dei danni da me subiti a seguito dell’arresto e della deportazione nei campi nazisti.[12] Sono i documenti allegati alle domande di indennizzo che ci hanno fornito gli elementi per conoscere la sua storia. 


Anna Maria Gottlieb è morta a Milano il 3 gennaio 1994.






[1] Fondazione Memoria della Deportazione, Fondo Aned Mi, cl. 3.1, b. 27, fasc. 19, decreto del Prefetto per la Provincia del Carnaro n. 13608/1927 del 26 ottobre 1927.


[2] Cfr. Federico Falk a cura di, Le comunità israelitiche di Fiume e Abbazia tra le due guerre mondiali – Gli ebrei residenti nella provincia del Carnaro negli anni 1915 – 1945, https://www.bh.org.il/jewish-spotlight/fiume/


[3] Fondazione Memoria della Deportazione, Fondo Aned Mi, cl. 3.1, b. 27, fasc. 19, lettera della Direzione Generale del Banco di Napoli in data 23 dicembre 1938.


[4] Per più ampie informazioni sugli ebrei di Fiume e Abbazia si può consultare sul sito del CDEC: Anna Pizzuti, a cura di, Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico, Fiume e Abbazia. http://www.annapizzuti.it/storie/fiume2.php


[5] Vedi la scheda in Anna Pizzuti, a cura di, Ebrei stranieri internati in Italia durante il periodo bellico, Fiume e Abbazia, op. cit., 

http://www.annapizzuti.it/database/ricercafiume.php?page=5


[6] Cfr. Liliana Picciotto, Il libro della Memoria, Gli ebrei deportati dall’Italia (1943-1945), Milano, Mursia, 2° edizione 2002, p. 329.


[7] Fondazione Memoria della Deportazione, Fondo Aned Mi, cl. 3.1, b. 27, fasc. 19, il confino a S. Giovanni Bianco nel periodo fra le due detenzioni non è indicato sul certificato del carcere di Bergamo, ma è contenuto nella testimonianza di Anna Gottlieb.


[8] Fondazione Memoria della Deportazione, Fondo Aned Mi, cl. 3.1, b. 27, fasc. 19, certificato di detenzione rilasciato dalla Direzione delle Carceri Giudiziali Centrali di Bergamo in data 18 luglio 1950.


[9] Il foglio di una lista di deportati compilato in polacco dopo la liberazione la dà presente nell’ospedale della Croce Rossa Polacca al febbraio 1945, cfr. Arolsen Archives Reference Code 2444000 Number of documents 1825. 


[10] USHMM, HSVD, https://www.ushmm.org/online/hsv/person_advance_search.php, schede di Margherita Frommer e Maddalena Gottlieb.


[11] Cfr. Michela Ponzani, Il peso del passato. Germania, Italia e i risarcimenti alle vittime del nazismo. Intervista a Lutz Klinkhammer, p. 7, 

http://www.giornaledistoria.net/wp-content/uploads/2017/03/MestiereStorico-Klinkhammerdefinitivoriv.pdf.


[12] Fondazione Memoria della Deportazione, Fondo Aned Mi, cl. 3.1, b. 27, fasc. 19, Modulo per superstiti compilato il 18 marzo 1961 da Anna Maria Gottlieb.