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I bambini di don Bussa

I bambini di don Bussa

 

Serina

 

(Capitolo di riferimento: Fuggiaschi e clandestini)

Proprio lungo la via principale di Serina si aprono gli ingressi di un convento e della sua chiesa: sono il convento e la chiesa della S.ma Trinità, un’antica struttura costruita nel seicento, dal 1895 retto dalle suore di Carità, più conosciute come Suore di Maria Bambina. La struttura era molto ampia, ospitava un asilo infantile e le scuole elementari, si prestava quindi ad ospitare un numero elevato di bambini.


Don Eugenio Bussa[1] era nel 1943 il direttore del Patronato Sant’Antonio, nel quartiere dell’Isola, fuori Porta Garibaldi e l’omonima stazione a Milano. Il patronato gestiva anche l’oratorio ed era, come il patronato San Vincenzo a Bergamo, una struttura di accoglienza e formazione, anche professionale, per i giovani. I bombardamenti del febbraio 1944 colpirono duramente l’area dell’Isola, don Bussa si pose il problema di mettere in salvo i ragazzi del quartiere in un luogo sicuro, lontano dalla città. Fu proprio il convento di Serina, probabilmente per un accordo fra le diocesi e la casa madre delle suore, che si prestò ad ospitare i giovani sfollati, assistiti sul posto da persone del patronato. Al convento arrivarono fino a 140 ragazzi, fra loro un gruppetto di bambini per i quali don Eugenio aveva dato, con motivazioni non sempre chiare e quindi comprese, precise disposizioni a chi dirigeva la casa: “A quei bambini non fu mai imposta ne’ tanto meno proposta la religione cattolica, cosicché tornaro­no alle loro famiglie con la fede dei loro padri[2].” Si trattava di bambini ebrei che i genitori avevano pregato don Bussa di mettere in salvo[3]:


Nella casa di sfollamento, a Serina, sotto falso nome e nel più assoluto anonimato (anche Don Alfredo e il Signor Vismara erano all’oscuro della situazione) Don Euge­nio, assunta coscientemente e deliberatamente la totale responsabilità del suo opera­to, ha “sfollato” alcuni bambini ebrei che gli erano stati affidati dalle rispettive fa­miglie perché li proteggesse e li preservasse dalle feroci persecuzioni razziali in atto a quei tempi.


I ragazzini rimasero al sicuro a Serina fino al 5 settembre 1944, quando dovettero tornare a Milano a causa della requisizione del convento da parte dei nazifascisti che ne fecero la sede del comando delle operazioni contro i partigiani della val Serina. Don Eugenio raccontò questo fatto solo diversi anni dopo la guerra, quando tornata la serenità negli animi e quando le tracce degli interessati si erano disperse in modo che non si potesse “farne una montatura[4].” Don Bussa rimase direttore del patronato fino alla sua morte avvenuta nel 1977.


Anni dopo, per iniziativa dell’Associazione Don Eugenio Bussa, intenzionata ad onorarlo anche per quanto fatto per i ragazzi ebrei, e grazie al paziente lavoro di uno dei bambini sfollati a Serina, dopo tre anni di ricerche fu rintracciato uno dei bambini ebrei: il sig. Alberto Fazio, che all’epoca aveva 11 anni, emigrato in Israele e residente a Sderot, che rispose[5]:


Con molta commozione ho ricevuto la tua lettera che mi ha riportato ai lontani anni quaranta. Certo che mi ricordo di tutto ciò che Don Eugenio Bussa ha fatto per me e per molti altri ebrei come me. Certamente caro Armando, sono disposto, nel limite delle mie possibilità, ad aiutare con tutto il cuore affinché il nostro stato di Israele conferisca la medaglia dei Giusti al caro don Eugenio che tanto ha fatto per salvare degli innocenti dalla furia nazista.


Don Eugenio Bussa è stato riconosciuto Giusto fra le nazioni il 28 marzo 1990.






[1] Don Eugenio Bussa nato a Milano il 3 settembre 1904, ordinato sacerdote il 2 giugno 1928, il 28 ottobre dello stesso anno venne nominato vicedirettore del Patronato Sant’Antonio, di cui divenne direttore nel 1937; nel novembre 1944 fu arrestato dai brigatisti della “Muti”, ma venne presto liberato per l’intervento del cardinale Schuster e della popolazione del quartiere; continuò a reggere il patronato fino al giorno della sua morte, il 29 gennaio 1977.


[2] Cfr. Adriano Losi, Don Eugenio Bussa, una vita per il sacerdozio, Greco&Greco editori, Milano, anno 2002, p. 231.


[3] Cfr. Adriano Losi, Don Eugenio Bussa, op. cit., p. 231.


[4] Cfr. Adriano Losi, Don Eugenio Bussa, op. cit., p. 231.


[5] Cfr. Adriano Losi, Don Eugenio Bussa, op. cit., p. 232.